La matrigna che è in me

Anche stasera mi sono trasformata in una bestia con il Malandrino che mi guardava con una faccia da bambino triste che non gli avevo mai visto. Mi si è stretto il cuore. Mi sono detta che così non poteva continuare e che dovevo trovare una soluzione.

Ho sempre pensato al Malandrino come ad un bimbo problematico, perché non dormiva, perché non era “da manuale”, perché qualunque cosa con lui diventa problematica. Ho sempre pensato che la colpa fosse mia, della mia inesperienza, della mia incapacità di gestire bene le mie emozioni. Non mi ero mai accorta che invece il problema fossero le aspettative che ho su di lui, che mi portano a non accettarlo per quello che è e che fanno sentire lui perennemente inadeguato. Sulla Patacca non ho aspettative, avendo già avuto l’esperienza del Malandrino, mi aspetto che faccia esattamente quello che fa. Con la Patacca mi dico sempre “ma e’ già così grande? “. Mentre con il Malandrinola mia frase tipica era ed è : “Non vedo l’ora che… “. Camminava e non vedevo l’ora che corresse; diceva qualche parola e non vedevo l’ora che parlasse bene. E lo faccio tutt’ora perché mi piacerebbe fare con lui giochi che lui ancora non è pronto a fare ed io non vedo l’ora che sia già più grande. E’ come se non mi andasse mai bene fino dove arriva. Per me manca sempre qualcosa. Sono sicura che lui avverta questa sensazione e che questo gli causi delle rigidità. Sarebbe così difficile lasciare anche a lui la libertà che lasciare alla Patacca mi viene naturale? Sarebbe così difficile accettarlo per quello che è?

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