Il racconto di una paura (prima parte)

Sono stato in Calabria, c’era il mare, ho fatto i tuffi di testa.  Poi, prima di entrare in spiaggia, c’era una pietra grande azzurra e scendevo e andavo in spiaggia. E’ tutta bagnata la sabbia. Vicino al sasso c’era la canna per lavarti i piedi. Al mare c’era una centralina ed io saltellavo e davo le botte e un giorno è successa una cosa spaventosa: gli ho dato una botta talmente forte che si è staccata dal muro e poi non andava più la luce. Io ero contento che la centralina la smetteva di fare paura.

Questo è quello che ha raccontato a scuola il Malandrino quando gli hanno chiesto di raccontare le sue vacanze. Non c’è dubbio sul fatto che la paura faccia parte in modo importante nella sua vita. Almeno in questo periodo. Un periodo lungo, che dura da circa un anno e mezzo.

Ero incinta della Patacca e lui dopo l’ennesima gastroenterite stava facendo un po’ di convalescenza a casa. Come era nostra abitudine, due giorni a settimana li passava da mia suocera. Io non c’ero e il racconto che segue è stato ricostruito dalle frasi del Malandrino e dei miei suoceri.

Nonostante sia fine aprile, fa freddo e, quando fa freddo e i caloriferi sono spenti, in casa di mia suocera fa moolto freddo. Per riscaldare l’ambiente lei accende il forno e una stufetta. Il Maladrino però vuole accendere tutte le luci e la nonna gli dice che se lo facesse “salterebbe il contatore”.

“Salta il contatore”.

Una frase semplice, forse detta con un po’ troppa ansia. Una frase semplice che però ha condizionato la nostra vita per un anno e mezzo. E ancora non ne siamo fuori.

La reazione del Malandrino è forte. Si speventa subito  e non vuole più stare in casa la punto tale che mia suocera è costretta a portarlo fuori. Al ritorno dal parchetto sembra essersi calmato: sta volentieri in bagno e in cucina, ma non in soggiorno dove c’è appunto il contatore. All’ora di pranzo rientra mio suocero dal lavoro. Gli viene raccontata la vicenda e lui decide che il Malandrino deve superare la sua paura (perchè non c’è niente da temere da un contatore, no?) e quindi lo porta di forza  faccia a faccia con “il suo nemico”. Risultato: il Malandrino ha una crisi di pianto. Nel tentativo di calmarlo, animano l’oggetto in questione:

– Vedi? Questi sono gli occhi, il naso e la bocca. Guarda come ti sorride!

La crisi di pianto diventa isteria e si calma solo quando gli dicono che lo riporteranno a casa da me.

Non contento del suo operato, mio suocero ha la brillante idea di informare il Malandrino che il contatore della luce, a casa mia, si trova nell’androne delle scale.  Arrivato fuori dal portone il Malandrino non vuole camminare, vuole essere preso in braccio e portato in casa.

Io ignara di tutto, lo consolo. E nelle ore a venire mi si chiarisce il quadro.

Mia suocera mi riferisce il fatto, molto agitata. E’ arrabbiata con mio suocero perchè ha preso di forza il Malandrino e lo ha portato davanti al contatore. Lui si giustifica dicendo che non ha fatto niente di male. Ha solo cercato di fargli passare la paura. Io mi preoccupo, ma non troppo. Non prendo posizione e probabilmente sottovaluto l’evento: il Malandrino ha frequenti crisi di pianto, fin da quando era neonato. E mia suocera è sempre molto ansiosa.

Nei giorni seguenti però non posso ignorare l’evento.

Il Malandrino è molto scosso. Non vuole camminare per casa e lo devo portare in braccio da una stanza all’altra. Non vuole rimanere in una stanza da solo, nemmeno per pochi istanti. Non vuole uscire. Quando passiamo davanti alla porta di casa è terrorizzato: trema e nasconde il viso nel mio collo.

Comincio a preoccuparmi e a prendere la cosa seriamente. Ma non so cosa fare, a chi rivolgermi.

Con l’aiuto di Mixer scandagliamo il web alla ricerca di risposte. Troviamo poco. Qualche consiglio che cerchiamo subito di mettere in atto.

Non sottovalutare la paura. Assecondare la paura. Non ridicolizzarla. Cercare di rassicurare il bambino.

Questo è stato l’inizio. L’inizio di un piccolo calvario per il nostro bambino. E un po’ anche per noi.

 

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