Il racconto di una paura (seconda parte)

Puntate precedenti: Il racconto di una paura (prima parte)

Fino alla nascita della Patacca andiamo avanti seguendo le poche indicazioni trovate su internet. Lo assecondiamo quando non vuole uscire di casa e quando vuole essere preso in braccio per andare nelle varie stanze. Piano piano la paura comincia a diminuire: in casa ha ricominciato a camminare, ma non vuole assolutamente essere lasciato da solo in una stanza. Ha anche ricominciato ad uscire, ma vuole essere preso in braccio per uscire dalla porta. La sua reazione è sempre la stessa: si irrigidisce tutto e schiaccia forte il viso contro il collo. Ovviamente non vuole più andare a casa di mia suocera.

Non sapendo come comportarci per aiutarlo maggiormente, consultiamo telefonicamente una psicologa amica dei miei genitori. I suoi consigli (di cui parlerò in modo approfondito nel prossimo post) sono per noi molto preziosi e ci aiutano ad affrontare al meglio il periodo estivo.

Al ritorno a Milano le cose peggiorano un po’. In accordo con gli insegnanti facciamo un nuovo inserimento a scuola materna perchè l’anno precedente ha frequentato ben poco a causa del suo pessimo stato di salute. La Patacca cresce e richiede sempre più la mia attenzione. Settembre e ottobre sono 2 mesi particolarmente impegnativi. E’ arrabbiatissimo, mi picchia, urla e si dimena come un matto. Non riesco a trovare un modo per entrare in contatto con lui. Le sue paure in questo periodo sono cadute in secondo piano.  Continuiamo così, tra alti e bassi, fino a novembre inoltrato.

Quando una sera succede un piccolo incidente.

Il Malandrino, la Patacca ed io siamo in soggiorno e stiamo giocando sul tappetone. Mentre cerco di impedire alla Patacca di mettere giocattoli pericolosi in bocca (tipo le macchinine, le sorprese dell’uovo kinder ecc..), lui comincia a lanciare in alto un pacchetto di fazzoletti di carta proprio vicino al lampadario. Ovviamente vengo ignorata quando gli dico di non farlo. Presa dalla piccola, non mi accorgo che il pacchetto è rimasto proprio sul lampadario. Lui non me lo dice. Dopo qualche minuto comincio a sentire una puzza di bruciato che diventa sempre più forte. Non capendo da dove arriva chiamo Mixer e gli chiedo di controllare se l’odore viene da fuori. Lui mi dice di no, che c’è qualcosa che brucia in casa. L’odore è sempre più forte e cominciamo ad allarmarci. Annusiamo dappertutto, vicino alle prese, dietro il frigo, controlliamo i fornelli. Niente. Ad un certo punto, mentre parlo con Mixer, vedo del fumo che si alza dal lampadario. Il tempo di prendere la scala e il fazzoletto ha già preso fuoco.

Mentre spegne il fuoco Mixer è arrabbiatissimo e sgrida ripetutamente e in maniera pesante il Malandrino.

Decidiamo di aprire tutte le finestre per far uscire la puzza di bruciato e il fumo. Senza troppe spiegazioni prendo i bambini, li porto in camera da letto e chiudo la porta.
Mossa sbagliata.
Il Malandrino pensa che ci sia qualcosa di terribile in soggiorno: comincia a diventare nervoso, non vuole uscire dalla camera da letto e soprattutto non vuole camminare da solo.

In qualche modo riusciamo a convincerlo ad uscire, in braccio lo portiamo in soggiorno e Mixer apre la spazzatura e gli fa vedere  il pacchetto di fazzoletti che ormai non brucia più. Gli chiede scusa per averlo sgridato in maniera pesante e gli spiega che ci siamo spaventati un po’, ma che ora è tutto a posto. Io dal canto mio sottolineo che siamo andati in camera da letto solo per non prendere freddo, mentre tenevamo le finestre aperte per fare corrente e mandar via la puzza.

Lui sembra capire le nostre spiegazioni, ma è comunque molto scosso. Nei giorni successivi torniamo indietro di sei mesi e …. ricominciamo da capo.

Provo a risentire la psicologa amica dei miei, ma non riesco a rintracciarla. Così ne contatto un’altra, consigliatami da mia cugina.

Altro giro. Altro regalo.

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